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Io, che non ho collezioni, amo i collezionisti: ecco perché

Alzi la mano chi, da bambino, non ha fatto almeno una collezione. A parte me, che in questo rappresento un’eccezione, soprattutto per l’impegno che profondo in straMERCATINO, che mi mette in contatto con collezionisti tutti i giorni.

Sono un’eccezione, dicevo, perché fin da bambina non sono mai riuscita a fermare il mio interesse su una sola cosa: ne trovavo sempre una nuova che mi sembrava più bella, più eccitante e che distraeva la mia attenzione. È così anche a tavola: non ho un piatto preferito, ma assaggio tutto e mi piace tutto (o quasi). Sono curiosa, è una caratteristica di cui vado molto orgogliosa.

Ma curiosità e collezionismo non sono in antitesi, anzi. Non si può avere una collezione, se non si ha la voglia di trovare un nuovo pezzo, di aggiungere un nuovo tassello, poiché, nella maggior parte dei casi, le collezioni non finiscono mai. Il collezionismo è un mondo fantastico, pieno di fascino: collezionare significa curare, offrire una nuova opportunità di vita alle cose, siano francobolli, libri, monete, sottobicchieri, monili. Il collezionista ama l’oggetto del suo interesse, lo custodisce con riguardo, lo conserva con amore, lo cataloga, lo mette in bella mostra. E’ proprio questa attenzione a far sì che il tempo non disperda i nostri ricordi e farci ritrovare, attraverso quegli oggetti, sensazioni, sentimenti, mode, forme, colori del passato altrimenti perduti. Collezionare è una passione che contribuisce, tra l’altro, a formare l’identità del collezionista: per questo sono così frequenti, e importanti, per i bambini.

Ho profondo rispetto, e profonda ammirazione, per i collezionisti, anche perché mi hanno insegnato che tutte le cose, anche quelle che a noi appaiano di esiguo valore, possono invece essere importanti per qualcun altro. Ecco, io colleziono collezionisti: più ne conosco e più sono contenta.

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